Gli schizofrenici in genere accedono unicamente a terapie farmacologiche e solo raramente sono supportati da uno psicoterapeuta. Questo perchè il grave stato di alterazione nel contatto con la realtà è considerato poco o punto permeabile da una terapia della parola.
Nella pratica, però, l'instaurarsi di una relazione di cura incentrata sulla ricerca di contatto cognitivo ed empatico con tali pazienti, dà spesso risultati in termini di attenuazione della sintomatologia tanto positiva (deliri, allucinazioni ed eloquio disorganizzato possono affievolirsi sensibilmente), quanto negativa (indifferenza, freddezza emotiva e passività progressivamente regrediscono).
In questi casi il lavoro del terapeuta è anzitutto quello di stabilire modalità comunicative col paziente tali da permettergli, metaforicamente, l'ingresso nella sua realtà mentale fallace, ma costrittiva, e quindi, essendone stato accettato e condividendola, mostrargliene l'illusorietà e condurlo gradatamente ad uscirne e ad abbandonarla.
Con pazienti adolescenti, il paradigma sistemico-relazionale suggerisce la presa in carico dell'intero nucleo familiare, considerando il portatore del sintomo il terminale di tensioni diffuse e mirando a ripristinare interazioni più funzionali tra i membri.